L’ombra del lampione

Ivan Perilli
3 min readOct 29, 2020

Sono qui alla mia scrivania. Al mio tavolo, al mio tutto. Ho passato la mia vita qui. Le candele stanno bruciando. La musica scorre piacevolmente e dà la giusta dose d’ispirazione all’aria in questa stanza stasera.

Candele accese … il profumo si diffonde. Che classe, che eleganza. Io sono uno di classe, molto più di tutti voi, cosa credete.

Alla finestra, ancora un altro corvo. Maledetti corvi. Prendono in giro il mio essere poeta, il mio essere artista. Il miglior romanziere, allo scoccare della mezzanotte nel mondo. Ma loro si prendono gioco di me.

Sento le gambe calde, ma sono consapevole che dovrei usare una parola più appropriata, non dovrei usare una parola così facile e banale come ‘calde’. Potrei, ma non ora. Controllo il riscaldamento, ho un termosifone qui vicino a me ma è spento. Non lo so, eppure sento le mie gambe così calde adesso. Forse è solo l’elettricità di questa città che brucia.

Oppure deve essere il vino che sto bevendo, che regala questo morbido calore al mio corpo e ai miei pensieri.

Li sento di nuovo, maledetti corvi. Non appena guardo fuori dalla finestra volano via. Non si fermano mai, come i miei incubi!

Quest’ultima frase è stata una benedizione, lo so. Sono un vero artista, in tutto questo insignificante deserto di anime di carta.

Una settimana fa ho cercato di uccidere il sindaco con un espediente elettrico collegato alla sua porta di casa e quei maledetti corvi mi hanno fermato. Gracchiavano senza sosta, irritanti e insopportabili. Mi hanno distratto e ho incollato il cavo sbagliato alla fine del circuito, e non ha funzionato niente. Il bastardo è ancora vivo.

Dannati corvi. Dannati corvi.

Stanotte stavo cercando di dormire, non riuscivo a trovare la posizione giusta a letto, sono due settimane che non riesco a prendere sonno. Succede abbastanza spesso che chiuda gli occhi ed è questione di un minuto o due: sento qualcosa di pesante sul petto, ma è come un qualcosa di relativamente leggero, quelle zampe ossute su di me, il prurito, e quando apro gli occhi vedo questo becco nero, vicino al mio occhio sinistro o vicino a quello destro. In un attimo colpisco il corvo e sento il suo corpo contro il mio pugno, con tutte quelle disgraziate piume nere. È come prendere a pugni un pollo morto, ma ancora con le piume e non preso dallo scaffale del nostro supermercato preferito, signore e signori.

Ho colpito il corvo con un pugno e ora è là trapassato dietro il vetro della finestra della mia camera da letto. Vola via, mi chiedo se farà rapporto al suo fottuto capo, uno sporco e gigantesco corvo che organizza questa mia condanna a morte, mentre si fa una sgradevole risata.

Quindi non riesco a dormire. Non riesco a dormire durante il fine settimana, non riesco a dormire ad agosto, non riesco a dormire a Natale, non riesco a dormire ad Halloween.

Ieri sono uscito a comprare del vino. È stata una camminata così lunga che non riuscivo a vedere la fine della via, e si è fatto buio. Un lampione mi seguiva, è stato dall’altra parte della strada per tutto quel tempo. Mi ha fatto sentire come se stessi camminando in cerchio e non dritto. Proprio come se stessi camminando intorno a una pallida luna rossa, perché la strada era in realtà proprio tutta rossa di vino rosso sangue. Mi sono dovuto pulire e asciugare le scarpe ad ogni passo. Il lampione continuava a proiettare la mia ombra su un piccolo parco lì alla mia sinistra. Quegli alberi grandi e scuri, lugubri e neri, mi facevano da palcoscenico. La mia ombra e l’ombra delle mie diaboliche ali sembravano così grandi, così terrificanti. Ho sentito le urla di terrore di un uomo, di un nottambulo come me, lì affacciato al balcone di casa sua, quando ha notato il mio malvagio profilo ricurvo passeggiare.

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Ivan Perilli

25% author, 25% composer, 20% musician, 10% IT manager, 20% imagination.